Non leggete come fanno i bambini, per divertirvi, o come fanno gli ambiziosi per istruirvi. No, leggete per vivere!

Gustave Flaubert

venerdì 23 aprile 2010

Alice e i Nibelunghi-Seconda Parte

" Non avevo neanche la forza di piangere,come in trance ho camminato fino alla sua camera e ho aperto la porta. Mi sentivo una ladra, eppure sapevo che dovevo farlo. Ho guardato nei suoi cassetti stando ben attenta a rimettere ogni cosa al suo posto. Nell'armadio gli abiti consueti di Riccardo, con i loro colori sportivi, erano stati messi tutti in alto. In basso invece c'erano le sue nuove uniformi: jeans neri, maglioni neri, pantaloni militari verdi, una bandiera della Tiburtina, un giubbotto di pelle nera. Ho frugato tra i libri di scuola e non ci ho trovato niente di insolito, allora ho pensato che mi stavo comportando da ingenua,che dovevo pensare a dove avrei nascosto io qualcosa che non avessi voluto far trovare. Non so perchè, ma pensavo alla statura di Riccardo ho guardato in alto e ho visto sulla cornice dell'armadio alcune impronta di dite quasi invisibili sul lieve strato di polvere. Dopo aver chiuso la porta di casa con la stanghetta per non essere sorpresa, ho tirato fuori la scala dal ripostiglio, sono salita fino in cima e ce l'ho fatta a esplorare con la mano oltre la cornice. Per prima cosa ho afferrato qualcosa di freddo che mi è scivolato sul pavimento in un gran fracasso metallico per poi finire sotto il letto. L'avrei raccolto dopo. Di nuovo ho cercato con la mano e ho trovato il bordo di una rivista insieme a un fascicolo di fotocopie. Sul fascicolo c'era scritto:' I PROTOCOLLI DEI SAVI ANZIANI DI SION'. Dentro era scritto fitto[..] le foto erano a colori e rappresentavano un  sacco di ragazzi e di uomini vestiti di nero, molti avevano la testa rasata come Riccardo e tenevano la mano alzata in quello che sapevo essere il saluto hitleriano. C'erano anche delle foto di Hitler e di Mussolini. L'articolo titolava: 'Gli uomini che hanno saputo dare splendore e prestigio alla razza eletta'. Guardando distrattamente ho letto un altro titolo: 'Olocausto: un falso storico, gli unici veri lager erano quelli di Stalin!'[..] Mi girava la testa, non sapevo più cosa pensare; come facevo ad essere certa di aver ragione? E se fosse stata davvero tutta una balla? I libri, le fotografie: una macchinazione, un immenso fotomontaggio. Perfino il diario di Anna che avevo preso per leggere, così ricco di particolari, così vero, potevano esserlo inventato a tavolino.[..] Sarebbe stato bello se Riccardo avesse avuto ragione, sarebbe stato bello che non fosse mai accaduto. Rimisi al suo posto la rivista, scesi con le gambe che mi tremavano, chiusi la scala, la riposi e camminai a fatica fino alla porta di casa, come un'autonoma l'aprii, feci pochi passi e fui sul pianerottolo. Meccanicamente bussai al centro della svastica graffiata sulla porta del signor Norbert. Messa da parte ogni remora dovevo conoscere la verità. La porta di aprì senza esitazione, senza timore, Norbert raccolse il suo gatto rosso per non farlo fuggire per le scale e mi fece segno di entrare.
-Vieni, Alice, entra; vuoi un po' di tè?-"


Alice aveva solo 10 anni, come poteva capire? Come poteva avere le idee chiare? Avrebbe tanto voluto,quindi, che il fratello e quella rivista dicessero la verità.. quel pezzo di storia era troppo assurdo, troppo irreale e sembrava così lontano da lei, che non poteva essere vero. Vorrebbe tanto non crederci, ma prima di farlo ha bisogno di risposte concrete, così quasi inconscente si dirige da Norbert. La voglia di sapere e la coscienza stessa di Alice sanno che quest'ultima, dopo l'incontro con Norbert non sarà più la stessa e aprendo finalmente gli occhi, capirà che deve lottare per gli ideali nei quali crederà.. proprio adesso che lo strato di ovatta, e quindi di protezione l'ha lasciata in un mondo dove non tutto era come si sarebbe aspettata.



" O adesso o mai più, mi sono detta, e ho sparato la mia domanda: avevo aperto l'enciclopedia e mi ero letta la storia del popolo ebraico, una faccenda complicata, che invece di riordinarmi le idee me la aveva confuse ancora di più.
-Mi scusi se glielo chiedo, ma io non ho proprio capito com'è fatto un ebreo, come si fa a riconoscerlo?-
[..]
Norbert ha sorriso
-Hai ragione- mi ha detto,
-Non si riconosce, a meno che non giri con il caffetano e la barba lunga come un rabbino o un yiddish. O non si voglia credere che ha sempre la faccia da capra, come me-
Sorrise della sua battuta, ed esitò carazzandosi la barba prima di rispondere:
- No, Alice, un ebreo non si riconosce, per questo i nazisti ci marchiano con la stella di David. Oggi non lo so più neanche io cosa vuol dire essere ebrei. Ogni giorno accendo la televisione e guardo il telegiornale: là, in quella che doveva essere la terra promessa, in Palestina, o in Israele, come la vuoi chiamare,ebrei come me uccidono senza pietà e sono uccisi dagli arabi in un vortice che sembra non aver mai fine. Non sono più gli stessi ebrei che per non impugnare un'arma in molti casi si fecero bruciare senza opporre resistenza, confidando in Dio-
-Anche a lei avevano dato una stella?-
-No, non fecero in tempo, ma ... tutti dovevano portarla...-
E' rimasto immobile, come addolorato a fissarsi le scarpe. A quel punto, quasi senza accorgermene, ho detto a bassa voce:
-Allora è proprio vero tutto quel che si legge nei libri?-
Come colpito da uno schiaffo si è destato dal suo torpore e mi ha guardato fisso, con gli occhi lucidi e un'espressione come se invece che guardare me stesse guardando il mondo intero.
[..] 
Stringeva la mia mano facendomi quasi male e la sentivo tremare.
-Certo che è vero, sognorina... e quello che dici di aver letto è tutto vero, terribilmente vero, irreparabilmente vero. Credimi, Alice, anch'io vorrei che non fosse mai accaduto, sarebbe bello alzarsi la mattina e farci sopra una bella risata, e dire:'Ma si, che stupido! E' stato solo un incubo'. Ma invece è accaduto eccome, e tu, Alice, devi crederci, è importante che tu lo sappia e ci creda. E' l'unico modo per evitare, forse... che risucceda.-
Chinato verso di me aveva l'aria di  supplicarmi. Allora, mentre guardavo imbarazzata la sua nuca, mi sono tornate in mente le parole del tipo con la testa pelata , ho rivisto i suoi occhi da squalo ottuso e cattivo, e ho sentito dentro di me che il signor Norbert mi stava dicendo la verità. A un tratto si è guardato intorno smarrito, ha lasciato le mie mani rese pallide dalla sua stretta e il sangue ha ripreso a confluirvi lentamente restituendo loro l'abituale colore. l'ho guardato senza capire, e di nuovo calmo mi ha detto:
-Mia madre, mio padre e mia sorella Vera, tutta la mia famiglia è stata bruciata a d Auschwitz-.
'Tutta la sua famiglia è stata bruciata ad Auschwitz!' ripetevo dentro di me.
Sentii un brivido corrermi lungo la schiena, sapevo soltanto approssimativamente di cosa stesse parlando, ma solo allora compresi che doveva trattarsi di un posto veramente orribile.
-Auschwitz-
ha ripreso guardandomi fisso,
-l'anticamera dell'inferno, un posto che trasforma gli uomini in bestie prima di ridurli in cenere-.
In quell'attimo ho avuto di nuovo paura , una paura diversa, che non avevo mai provato. La gola mi si è chiusa, ho abbassato gli occhi per la vergogna e avrei voluto chiedere scusa per le mie domande, per la mia curiosità, per mio fratello Riccardo, per il fatto stesso di esistere e di essere lì."


Alice comincia solo adesso a capire; è fragile, debole, eppure qualcosa in lei si sta accendendo e mentre Norbert comincia a raccontare la sua vita, la ragazza vorrebbe anche lei sfogarsi, ma il rispetto, la comprensione, e la vergogna che prova nell'aver commesso qualcosa che non ha fatto:la trattengono per così tanto tempo che la voglia di piangere non può più essere sommessa!

"Avrei voluto dirgli che anche mio padre era morto, ma sapevo che non era la stessa cosa: una cosa è morire, un'altra è essere uccisi senza motivo .
In quell'istante non ho più pensato a nulla, senza vergogna ho lasciato che dagli occhi mi scendessero le lacrime, che i singhiozzi spezzassero la noce dura che si era incastrata dentro la mia gola.

Le lacrime: è una delle più importanti particolarità dell' uomo.. ma oggi non hanno più un valore!
  Sono lo sfogo dell'anima, quella cosa che non riusciremo mai a vedere e a percepire, così le lacrime sono composte della sua stessa materia, di nulla, eppure di sensibilità, confusione e soprattutto di sincerità. Così scivolano sul volto di Alice nuove lacrime di una nuova anima che non lavano via il problema, solo sciolgono quel gran nodo che aveva nel cuore, formato di incomprensione e di non conoscenza. Ma i problemi non si lavano via con le lacrime, ma con la forza e il coraggio, che sempre più cresce nel cuore di Alice per salvare suo fratello. Emeka, Alice e il signor Norbert si ritrovano in un'avventura pericolosa ma ricca di morale.


"In quell'attimo, come una frustata, il telefono ha suonato di nuovo e Riccardo è corso a rispondere all'armato. L'ho sentito che diceva riparando la cornetta con la mano per non farsi udire:
-L'aquila vola alta-
e poi,
-va bene, va bene, allora alle dieci, è proprio deciso allora... mercoledì sera-
Dopo la telefonata, come se io nn potessi neppure, ha preso il giubotto e se l'è filata. Aprendo la porta ha quasi sbattuto in Emeka che veniva per i compiti, salutandolo appena.
-Dove va così di corsa?- mi ha chiesto Emeka guardandolo scomparire dietro la porta.
-Scappa-
ho detto
[..]
Poi ho raccontato a Emeka dell'inquietudine di Riccardo, di Camilla e della telefonata appena conclusasi."


Camilla era la fidanzata di Riccardo, la quale viene descritta da Alice come un fiorellino imprigionato tra le spine di un cavolo, anche lei è una naziskin.. ma le idee che ha in testa le sono state messe di forza.

"A questo punto Emeka ha sorriso mostrandomi tutti i suoi denti bianchi, poi ha posato i libri e avvicinandosi all'apparecchio mi ha chiesto con fare teatrale
-Permetti?-
Ha composto un numero di telefono molto breve, da lì a poco stava dettandomi il numero di telefono dell'ultima chiamata ricevuta da quell'apparecchio.
-Prodigi della tecnica degli anni Ottanta! Finalmente, qualcosa di concreto su cui lavorare-
ha asserito con l'aria del grande detective. E poi:
-Ma non possiamo chiamare da qui, prendi delle monetine dal salvadanaio e seguimi... pupa!-
Ridendo siamo scesi a rotta di collo per le scale.
-Ma perchè andare a chiamare da fuori? -
gli ho chiesto, e ho avuto conferma di qunato Emeka sia straordinario.
-Se sospettano qualcosa e chiamano come abbiamo fatto noi non otterranno nulla, sarebbe un errore anche chiamare da sotto casa, occorre prendere il metrò e andare a chiamare lontano da qui-.
In piazza Spagna, infilate le monetine in un telefono pubblico ai piedi della grande scalinata, Emeka ha fatto la voce grossa e ha sparato:
-Pronto, chi parla?-
Neanche a dirlo, il tonto dall'altra parte ha abboccato subito :
-Club Mitica Tiburtina,dimme-
-Io me volevo tesserà, ando' devo veni' a far la tessera?-
-Noi semo dalle parto di via...-
Avesso avevamo un indirizzo, ma comunque non potevamo esser certi che il posto dell'appuntamento fosse lo stesso dal quale avevano chiamato.
[..]
Intanto, nel pomeriggioci recammo a fare un sopralluogo all'indirizzo del club Mitica Tiburtina. L'edificio vetusto e piuttosto anonimo era occupato per lo più da uffici. All'ultimo piano c'era la porta del club, e siccome non c'era traccia di portieri potemmo salire su fino a vederne la porta sulla quale campeggiava un grande scudetto della squadra. Se dentro, come prevedibile, c'erano una o due stanze era impossibile entrarvi senza essere visti, ma il viaggio non fui comunque inutile. In una bacheca poco distante un volantino dei Nibelunghi ricordava a tutti i membri del gruppo la lezione del Supremo prof. Lipmann che si sarebbbe tenuta il mercoledì successivo alle ore ventuno. Al posto dell'indicazione dell'indicazione del luogo, quasi a beffarsi di noi, c'era scritto 'nel solito posto'. Subito ebbi la certezza che fra l'appuntamento di Riccardo e quello ci fosse una relazione e aspettai con ansia che arrivasse mercoledì sera, ben decisa a non farmi scappare il fratellone e a scoprire chi fosse questo Supremo prof. Lipmann.
La sera di mercoledì con una scusa uscii prima di mio fratello e di nuovo svoltai l'angolo per incontrarmi con Emeka, curiosa di sapere di sapere quale mezzo avesse escogitato per pedinare mio fratello se fossero venuti a prenderlo con un ciclomotore.
[..]
-Ciao, Alice. Sei pronta?-
La macchina era già in moto e si sentiva uno strano ronzio di ingranaggi. Mentre attendevamo che arrivasse qualcuno a suonare alla mia porta
[..]
Emaka guardava la strada e a un certo punto disse:
-Ci siamo, eccolo che scende e suona il campanello-.
Riconobbi Strike che fece salire Riccardo dietro di sè e poco dopo mi trovai a fissare la sagona di mio fratello che ondeggiava sulla piccola ruota dello scooter.
[..]
Lo scooter si infilò tra le fabbriche tutte uguali di una periferia industriale per fermarsi infine di fronte a un grande edificio abbandonato, una ex saponeria che cadeva a pezzi e riportava vari cartello a indicarne il pericolo. Norbert spense i fari e portatosi sul retto dell'edificio dovevano esserci molte persone, un vero e proprio raduno. Entrammo dal retro
[..]
Così a prima vista al piano superiore  dovevano esserci stati gli uffici e al piano terra la produzione. con un'insospettata agilità Norbert afferrò la scala metallica e dopo averla testata con vari strattoni iniziò a salire. Lo seguimmo e in pochi attimi fummo sul tetto dell'edificio.
[..] 
Accucciati sul tetto vedemmo arrivare un'auto che mi parve particolarmente lussuosa; fra gli applausi dei presenti ne discese un tizio siu cinquant'anni con la testa a lampadina, gli occhi seri e quasi irati, il mento molle e la bocca cadente in un'espressione sdegnata.
Qunado si furono tutti sistemati iniziò la lezione . Un tipo grosso che doveva essere il capo, con la classica testa pelata, in giubotto mimetico e la mascella prominent, presentò l'illustre ospite:
-Silenzio, silenzio! Abbiamo l'onore di avere qui con noi anche oggi il professor Lipmann, il nostro vate, nonchè uno dei più grandi storici esisistenti-
Applausi e urla di entusiasmo. Mi avvidi che sulla parete dietro le spalle degli oratori campeggiava un grande striscione con la scritta:'NIBELUNGHI: BLOOD AND HONOUR'.
-Il professore terrà la seconda lezione che stavolta si intitolerà...-
Spiegò un foglio accortocciato che aveva tra le mani e lesse stentatamente:
-L'Olocausto degli ebrei, ovvero la più grande balla mai raccontata dai giudei a uso e consumo dell'umanità-
[..]
-Adesso- ha iniziato,
-vi spiegherò, presentando a proposito prove inoppugnabili, come e perchè gli americani principalmente e poi i russi, dei cui gulag non si parla mai, hanno montato ad arte la storia dell'Olocausto  del popolo ebraico avvelendosi dei grandi gruppi di potere e editoriali giudaico-massonici che stanno alla base di questo complotto e della falsificazione delle prove che sin da quando eravate dei teneri virgulti vi hanno propinato. Per intanto, comunque, cominciamo dal perchè. E' semplicissimo: se il trattato di Varsailles che aveva mortificato la Germania all'indomani della Prima guerra mondiale non era bastato a farle chinare il capo, dopo la Seconda guerra mondiale ci sarebbero riusciti passando dall'economia alla psicologia, vale a dire facendo gravare su ogni buon tedesco il senso di colpa derivante da quello che viene venduto come il più grande crimine di cui l'umanità si sia mai macchiata!-
[..]
A questo proposito va detto che se anche l'Olocausto  fosse avvenuto nei termini e nella dimensione che gli viene attribuita dai suoi inventori, non si vede come nè perchè si debba considerarlo diverso da tanti altri crimini penetrati nel corso della storia-.
[..]
-Vi è forse qualcosa di più terribile della bomba atomica? Allora perchè non si fanno film,  non si celebra quel giorno, non lo si ricorda mai?-
[..]
-Vi è forse qualcosa di più terribile di ciò che le truppe americane hanno fatto in Vietnam? O dei lager in cui hanno rinchiuso i giapponesi?-
[..]
-Ma di tutto questo ancora oggi, negli anni Ottanta, non si può parlare se non per ricordare quanto fossero brutti e spietati i musi gialli. L'uccisione di qualche migliaio di ebrei viene invece montata ad arte fino a farla diventare l'eliminazione sistematica di sei milioni di ebrei nelle camere a gas avvenuta ad opera del tedesco comune, delle donne e dei bambini tedeschi , razza a loro dire crudele e spietata, che deve vivere in eterno con il senso di colpa di crimini che non ha mai commesso!-
Io ed Emeka ascoltavamo increduli, magneticamente rapiti dai gesti misurati ed eleganti dell'oratore, quando temetti che stesse per piovere. Guardai il cielo stellato e solo poi mi resi conto che la goccia che avevo sentito sopra la mia mano proveniva dal signor Norbert. Guardai sopra di me e, oltre Emeka che stava in piedi sullo scalino centrale, vidi il volto di Norbert con gli occhi lucidi. Le sue mani stringevano con forza la ringhiera e i suoi occhi velati di lacrime di rabbia seguivano attentamente ogni gesto dell'uomo.
-Se solo voi foste meno ingenui, cari miei, mi chiedereste delle prove. Capito il perchè vorreste sapere anche il come, ed ecco che ci sono qua io a darvi soddisfazione per il puro e semplice dovere storico, apolitico e aideologico di ripristinare la verità dei fatti-.
Qualcuno disse di spegnere la luce e il telecomando del proiettore nelle mani dell'uomo scattò: erano foto di Auschwitz. L'uomo spiegò che la camera a gas di Auschwitz era un falso ricostruito dopo la guerra dagli americani, che le camere esistenti erano servite solo per disinfettare con il gas Zyklon B i vestiti dei giudei dai pidocchi e che per come erano costruite - le fotografie degli ambienti si susseguivano incessantemente sulla parete scalcinata - non potevano servire ad uccidere alcunchè. Dati, citazioni, fotografie evidenziate per mostrare i presunti 'trucchi', passavano sotto la bacchetta implacabile dell'uomo che indicava i particolari sciorinando dotte citazioni di presunti srudiosi stranieri con la sua parlantina.
Sentivo la mano di Norbert sui miei capelli in una carezza nervosa e il respiro di Emeka che ingoiava con i suoi grandi occhi neri le immagini proiettate sulla parete.
[..]
Si alzò un tipo magro con sopra la testa una piccola cresta di capelli colorati di un blu acceso. Aveva due martelli incrociati stampati sulla maglia che si intravedevano dall'apertura del suo bomber verde.
-Senta un po', professore, ma se non è vero niente, allora voglio dire... allora con tutto il rispetto-
[..]
-Allora neanche Hitler ha fatto un buon lavoro, allora...-
aveva preso coraggio e alzò la voce divertito ,
-... non c'è proprio verso di toglierseli dalle scatole 'sti ebrei! Insomma professo', lei ci fa crolla' un mito!-
[..]
-Giovane amico- disse il professore con aria solenne - qui lo dico e qui lo nego!- I suoi occhi brillarono d'autorità e sorvolarono gli astanti .- Talvolta è necessario negare tutto, e saperlo negare bene, per ottenere quella legittimazione che sola può, in un mondo tanto ipocrita, darci una seconda possibilità. E chi ha orecchi per intendere intenda!-"

Negare l'accaduto sta alla base dei naziskin.
E' successo per caso, un equivoco; eppure l'odio è così grande per gli ebrei che le parole di Lipmann sembrano quasi un controsenso.
Ora hanno negato, va bene, ma quanti di loro sanno la verità? Tutti?
Hanno trovato una giustificazione, una difesa, una menzogna che proteggono a spada, ed è proprio questo racconto assurdo un piano architettato su misura. Non si può fingere. Sarebbe bello poter chiudere gli occhi e non guardare, ma cosa ci farebbe crescere? uno scudo? o ancora peggio, una menzogna? Nessuno è qui per giudicare i fatti della storia, ma solo di comprenderli e classificarli se giusti o sbagliati in base alle nostre idee, ma non negarli!!
Come può una vicenda simile essere tanto ben architettata' come si può giocare sulla morte di miliardi di persone? con quale coraggio? e quella frase tanto agghiacciante all'entrata di Auschwitz " il lavoro rende liberi?" come giustificarla? Come coprirla? Il lavoro rende liberi in un campo di concentramento da dove? Da un forno crematorio? Quello era forse lavorare? O si trattava di violenza, sfruttamento, abuso.. fucilate senza senza senso?
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Purtroppo per un incidente, Norbert, Emeka e Alice vengono sorpresi nel loro atto di "spionaggio" ma per pura fortuna riescono a scappare mentre,dopo dato l'allarme, vengono sguinzagliati dei cani, e i Nibelunghi che tentano di fermare i fuggitivi per scoprire la loro identità, non riescono nella loro impresa,complice il buio.
Da questo avvenimento i Nibelunghi prendono dei provvedimenti maggiori di sicurezza mentre il rito d'iniziazione del fratello di Alice si avvicina. Quest'ultima insieme a Norbert ed Emeka è riuscita ad intravere la mappa del luogo dove si sarebbe svolta la prova di Riccardo poichè era stata proiettata nella sala della riunione con il professor Lipmann e grazie a Norbert i tre ora sanno dove si terrà l'ultimo gioco pericoloso: in un vecchio magazzino di cuscini, ora "dormitorio" dei senza tetto di origine africana.
Cosa succederà a quelle povere persone che dimorano nella fabbrica? I due ragazzi e Norbert riusciranno ad intervenire?  e Alice salverà suo fratello?
Lo scopriremo nell'ultima parte!!

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