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Gustave Flaubert

giovedì 29 luglio 2010

Barcellona abolisce la corrida - Così ne parla lo scrittore Folco Quilici


La Catalogna dice "NO" alle corride. Il parlamento della regione autonoma spagnola  - 68 voti favorevoli, 55 contrari e 9 astensioni - ha decretato che dal gennaio 2012 anche l'ultima arena, la Monumental barcellonese inaugurata nel 1914, chiuderà i battenti. Il partito popolare di Mariano Rajoy e molti governi delle diciassette autonomie spagnole, inizieranno l'iter per proteggere la corrida e dichiararla "bene culturale della Spagna", ma ormai sembra che i voti parlino chiaro.
Della corrida così ne parla lo scrittore Folco Quilici nato a Ferrara nel 1930, figlio di Nello Quilici storico e giornalista, sua madre era Mimì Buzzacchi, pittrice. Ricordiamo che all'omonimo scrittore (che ha intrapeso la carriera cinematografica) nel settembre del 2008 gli è stato consegnato dal ministro Sandro Bondi il premio " La navicella d'Oro" conferitagli dalla Società Geografica Italiana.

"Scompare uno dei più antichi riti tramandati dalla prima età dell'uomo" ripetono gli antropologi irrudicibili. Scompare, a loro avviso, quel confronto tra il bipede non dotato dalla natura di armi efficenti (noi) e l'animale ben più forte d'ogni altro, nella nostra area mediterranea, il toro. Sfidarlo e vincerlo non era solo una prova di virilità, di forza, di coraggio, ma partecipazione a una ritualità collettiva probabilmente la più importante per chi viveva di caccia. Come non vedere riflesso nell'arena della corrida il ricordo dello spazio chiuso tra rocce, dove si sfidava la morte? Un confronto di forza nello spazio diviso "tra ombra e luce" come vuole ancora oggi l'orario d'una corrida. Allo sfidante, l'uomo, il vantaggio d'essere in ombra: era così meno visibile dal suo avversario. Costrtto invece a battersi con il sole negli occhi. Alla lamentosa constatazione dell'antropologo ne aggiungo un'altra, personale. Tra cento ritualità dell'uomo primitivo nostro antenato è riuscita a giungere sino a noi, quasi intatta, la più violenta. Una sfida con la morte.

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