Non leggete come fanno i bambini, per divertirvi, o come fanno gli ambiziosi per istruirvi. No, leggete per vivere!

Gustave Flaubert

lunedì 10 maggio 2010

Alice e i Nibelunghi-Terza Parte

" -Ma cosa dobbiamo fare esattamente?- aveva chiesto Riccardo.
-Recluta, tu devi solo obbedire! Te l'ho detto, li spaventeremo un po' per invogliarli a tornare da dove sono venuti. Hai paura forse?-
-No, solo sono abituato a sapere cosa faccio prima di farlo-.
-Se ti sveliamo la prova d'iniziazione, allora che prova è? Devi aver pazienza e dimostrare che sai eseguire gli ordini senza discutere, come un vero soldato!-
Strike estrasse delle maschere di gomma da uno zaino e se ne infilò una distribuendo le altre. Presto le quattro teste divennero quattro teschi con profonde occhiaie scure e i denti giallo fosforescente. Risero di gusto e anche Riccardo si rilassò. Dunque si trattava solo di spaventare solo dei poveri ragazzi addormentati con delle maschere e poi filarsela via ridendo della propria bravata.
Rincuorato da questa prospettiva anche Riccardo rise soddisfatto e disse: - Sono pronto Nibelunghi, come mi sta?- 
Strike, Draco e Orso, che era il più alto dei quattro, si misero a ululare come cani in amore.
-Supera questa jeep del cavolo, suona al nonnetto-
Con la piccola Panda lanciata a tutta velocità superarono il nostro fuoristrada che procedeva lentamente nella carreggiata buia e deserta. Norbert alla guida della jeep vide i teschi spettrali sporgersi e urlare contro di lui, io ed Emeka ridemmo della stupidità dei tipi stretti nell'abitacolo della Panda.
-Ubriachi- sentenziò Norbert impassibile, -meglio tenersi a distanza di sicurezza-.
La Panda scomparve oltre la curva, ma con nostra grande sorpresa la ritrovammo parcheggiata sul promontorio che conduceva alla fabbrica di cuscinetti. Norbert spense i fari e parcheggiò fra i cespugli sul bordo della strada deserta.
Io ed Emeka scendemmo con un piccolo balzo, ma per colpa di sfortuna, quando io arrivai a posare il primo piede per terra trovai una pietra che mi fece storcere la caviglia. Caddi soffocando un urlo di dolore.
[..]
Constatando il danno e tolta la scarpa procedemmo a piedi senza far rumore.
[..]
Di lì a poco, nascosti tra i cespugli vedemmo allontanarsi due tizi mascherati.
[..]
L'andatura di uno dei tre mi era stranamente familiare, ne ebbi conferma quando il teschio rimasto in macchina, dal quale usciva il fumo di una sigaretta, aprì di colpo lo sportello facendomi sussultare
[..]
-Strike!- mormorai. Andò fino al bagagliaio e l'aprì, ne estrasse fuori una tanica di metallo e aiutandosi con la stampella discese dal promontorio, a metà strada si tolse la maschera e la intascò seguitando a fumare. Dall'alto, increduli, guardammo la scena.
[..]
Soddisfatto finì velocemente di rovesciare il contenuto della tanica sulle gomme, ai piedi della montagna di motorini.
Sembrava eccitato e contento.
-Ma è benzina?!- 
esclamò forte Riccardo guardandolo incredulo e annusando l'aria. 
Strike gli fece cenno di non urlare, sorrise.
-Già, e a te l'onore di appiccare fuoco-.
-Ma tu sei pazzo? non ci sono altre vie d'uscita, da dove scapperanno?-
-E' propio questo il bello: non scapperanno. Costolette di negro alla brace per cena!-
-Ma bruceranno come topi in trappola!-
-Fai piano o li sveglierai mandando a monte tutto il piano-
gli intimò Draco portandosi il dito davanti il naso.
-No! questo non era nei patti, non ci sto!-
Riccardo iniziò a urlare:
-Ehi, voi là dentro! Al fuoco, al fuoco!-
-Peggio per te femminuccia!Sei fuori:Non meriti di appartenere ai Nibelunghi! Tenetelo fermo!- ordinò Strike
Orso e Draco lo afferrarono tappandogli la bocca e trattenendolo per le braccia. Riccardo morse la mano che gli impediva di urlare e si dibattè. Era una furia: le giornate passate a sollevare pesi stavano dando i loro frutti! Strike accese il fiammifero e lo gettò sulle moto, subito una fiamma si levò alta.
-Al fuoco, al fuoco!- Urlò Riccardo
-Tenetelo fermo, fatelo star zitto!-
-Al fuoco, al fuoco! Voi là dentro: svegliaaaa!-
[..]
Liberatosi dai due si voltò, e fece appena in tempo a guardare Strike che scappava zoppicando  verso la Panda imprecando minaccioso contro di lui. Invece di seguirlo tentò invano di spostare i motorini in fiamme. Il fumo era denso e le urla sempre più disperate. Nel frattempo Norbert, che era corso al fuoristrada, aveva sfondato la rete con la jeep e si dirigeva di gran carriera giù per la lieve scarpata.
-Andate tutti in fondo al capannone! Tutti in fondo capito?!- Urlava Riccardo.
-Cercate di sfondare dall'altra parte!-
Dentro si sentì un trambusto. Riccardo corse verso la jeep e gli indicò la parete nella parte più vicina alle fiamme. Norbert indossò la cintura e ingranò la marcia. Emeka correva giù per la scarpata verso di loro: aveva preso le chiavi della panda di Strike rendendola inutilizzaile.
[..]
Attesi con il cuore in gola. La jeep immersa nelle fiamme aveva aperto un passaggio, ma non tornava indietro! Seppi poi che Norbert aveva sbattuto la testa. Intanto dal greve anfratto uscivano dei ragazzi scuri, e alcuni guardando Riccardo minacciosi. Ma lui senza badarvi aprì il portellone posteriore della jeep e ci si infilò. Di peso spostò Norbert dal posto di guida perchè era oramai svenuto per il fumo e per l'urto. Con uno scatto la macchina balzò fuori, e sulla sua scia uscirono di corsa decine di persone. Riccardo, non ancora esausto, scese dalla jeep, si infilò di nuovo nel fumo e corse dentro il capannone sul fondo del quale una donna urlava aiuto. Era caduta e non si rialzava, ed era visibilmente in stato interssante. Riccardo la raccolse in braccio con fatica e la portò traballando fuori tra il fumo che offuscava tutto.
[..]
Con le lacrime che mi scendevano sul maglione, con il petto gonfio d'orgoglio come quello di un passerotto d'inverno, lo guardai a lungo: era mio fratello Riccardo, quello laggiù! Il babbo sarebbe stato orgoglioso di lui, di lui che al momento giusto aveva saputo fare la cosa giusta.
Mentre pensavo a tutte queste cose mi sentii afferrare da dietro e una lama fredda si poggiò sulla mia gola facendomi trasalire.
-Dammi le chiavi!- mi intimò una voce nasale che conoscevo fin troppo bene.
-Non le ho io- spiegai, e mi voltai a guardare gli occhi furenti di Strike che mi teneva stretta facendomi male al collo. Mi guardò a sua volta: -Ah, la sorellina della foto!- esclamò riconoscendomi.
[..]
-Hai rovinato tutto, traditore!- urlò rivolto a mio fratello. -Ma la pagherai: la pagherà la tua sorellina! Non meriti di essere un Nibelungo!-
Riccardo avanzò in mio soccorso e il gruppo degli uomini, dei ragazzi e delle donne che erano nella baracca lo seguì comprendendo bene cosa stesse accadendo.
-Fermi dove siete! O giuro che le taglio la gola!-
-Lasciala stare!- urlò Riccardo guardando su insieme agli altri dal fondo alla scarpata
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Il suo sguardo ottuso e cattivo scrutava la mia nuca di capelli rossi e lo sentivo che borbottava:
-Ha rovinato tutto! E' tutta colpa di quel bamboccio di tuo fratello. E noi che ci siamo fidati di lui...Ma la pagherà: tu pagherai al posto suo!- 
E poi urlando rabbiosamente:-Datemi le chiavi della Panda o la sgozzo! Lo giuro!-
Emeka si guardò in tasca: non le aveva più, le aveva gettate fra i rovi poco lontano.
-Non ce l'abbiamo noi!- gridò
-Le ho gettate via! Ma lasciala andare: non ti faremo nulla se la lasci!-
Strike sputò per terra in un gesto di disprezzo: - Non la voglio la vostra grazia! Sono un Nibelungo e ve lo dimostrerò!-
[..]

Sentivol il sopraggiungere della sua disperata risoluzione che da lì ad un istante sarebbe culminata in uno scatto deciso della mano. Sentivo l'odio che colava da lui inondarmi la schiena come il veleno vischioso di un grasso ragno che immobilizza la preda. Non avevo più forza, miracolosamente la gamba non mi faceva più male, c'era solo quel filo freddo illuminato dalla luna, pronto a sfilare sul mio collo, e l'aria pompata dal cuore che mi gonfiava la testa come un palloncino divenuto enorme. Non c'era più nenache la paura. Chiusi gli occhi aspettando lo scatto inevitabile della mano, immaginai il fiorro rosso del mio sangue che schizzava sull'erba gialla della scarpata e pensai a babbo: 'Adesso arrivo, prendimi al volo, babbo, non lasciarmi cadere...'
Ma mentre la lama iniziava ad affondare nel mio collo e stavo per perdere i sensi, sentii un rumore sordo alle mie spalle e improvvisamente la presa si allentò. Appena un gemito e il corpo del mio assalitore cadde con un tonfo seull'erba secca. Mi voltai appena in tempo per vedere Camilla con una grossa pietra in mano.
[..]
Camilla, prima di raggiungere Riccardo, presa dai rimorsi e preoccupata per lui, aveva chiamato la polizia: anche lei aveva fatto la cosa giusta, e adesso si preoccupava per Strike temendo di averlo colpito troppo forte. Riaprii gli occhi fra le braccia di mia madre.
[..]
Alcuni giorni dopo avevo incontrato Riccardo per le scale con una grande busta di plastica. Conteneva i suoi anfibi, il giubotto di pelle e le riviste che avevo visto sopra l'armadio, nonchè la sciarpa della Tiburtina e la bandiera ripiegata. Premendo il pedale del cassonetto dei rifiuti, con un solo movimento preciso del braccio possente, Riccardo ci proiettò senza esitare quella parte della sua vita.
[..]
Mamma aveva apparecchiato la tavola con il servizio buono: Emeka e suo padre erano arrivati insieme a Katia, la ragazza bionda della biblioteca. Poco dopo suonarono alla porta e dietro un mazzo di margherite sbucò il signor Norbert con una buffa cravatta, anche lui invitato a pranzo.
Mangiammo, parlammo e ridemmo evitando di rievocare l'accaduto. Riccardo e Camilla erano contenti e la mamma sembrava ringiovanita di dieci anni dalla felicità.
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Norbert parlò del più e del meno e si scusò per il rumore della mattina precedente, quando due operai erano venuti per cartavetrare e riverniciare la sua porta di casa.
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Poi il discorsò mutò e presto rimanemmo solo noi tre a rassettare la casa e lavare i piatti.
[..]
ed è stato allora che Riccardo è corso in camera sua ed è tornato con una busta, l'ha aperta e ci ha fatto vedere cosa conteneva.
- Sembrerebbero biglietti ferroviari, e questo è un assegno-.
-Io e Camilla eravamo di là a parlare e il signor Norbert, prima di andare via, è passato per salutarci. Ci ha detto più volte grazie e poi, con un imbarazzo che non riusciva a celare, ci ha dato questa busta: 'E' un piccolo regalo per te e Camilla' ha detto, ' niente di lussuoso ma fra non molto, quando tornerà la primavera... insomma la Polonia è molto bella , ci sono tante piccole pensioni dove ci si può fermare senza spendere un granchè. E' lì che sono nato e vorrei che la vedeste. Là vicino a una cittadina chiamata Oswiecim, nel lager di Auschwitz, sono morti mia madre, mio padre e mia sorella Vera. Ci vado tutti gli anni, ma quest'anno non me la sento... Si, insomma, sarebbe bello se voi poteste trovare il tempo di porterci un fiore per me'-

                                                ..Per non dimenticare..

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